domenica 8 maggio 2011

Review - Shapeless Webzine - 9/10



Ecco di ritorno i Nanowar (Of Steel) con il loro nuovo disco, attesissimo: "Into Gay Pride Ride". La copertina, dallo sfondo rosato, ci mostra un nano che cavalca uno stallone bianco ed effemminato. Sotto il manto rosso, il nano fa sfoggio di collant e scarpe col tacco. Il libretto, di sedici pagine, contiene tutti i testi, varie illustrazioni, i ringraziamenti (grazie a loro per aver citato Shapeless Zine!) e le informazioni relative alla registrazione.
"Into Gay Pride Ride" è stato registrato negli studi Temple Of Noise e Storx. La formazione che ha inciso il CD vede Gatto Panceri 666 al basso, Potowotominimak alla voce principale, Mohammed Abdul alla chitarra, Uinona Raider alla batteria e Mr. Baffo sempre alla voce. Nella foto delle pagine centrali del libretto li vediamo a cavallo di vari tricicli.
Il nuovo disco dei Nanowar contiene sedici tracce per un totale di cinquantasette minuti di musica.
Dopo una brevissima introduzione ("Metropolis Pt.3 - The Legacy"), il disco entra nel suo vivo con "Nanowar", canzone che è destinata a diventare il nuovo, grande inno del gruppo romano. Non poteva mancare, dopo tutto. Non si tratta però della parodia di qualche altra canzone. Si tratta di una composizione personale, un esempio di metal scintillante e coinvolgente. A parer mio, una delle canzoni migliori che i Nanowar abbiano mai scritto. E dire che è distante dai consueti lidi heavy/power dei nostri. In realtà, si tratta di una canzone dal piglio rock'n'roll, e dai connotati a stelle e strisce. Il gruppo è perfettamente a suo agio in questa veste, e dà vita ad una traccia irresistibile, dalla ritmica trascinante, dai cori ruffiani e piazzati sempre al punto giusto. La struttura è perfetta, tra ritorEcco di ritorno i Nanowar (Of Steel) con il loro nuovo disco, attesissimo: "Into Gay Pride Ride". La copertina, dallo sfondo rosato, ci mostra un nano che cavalca uno stallone bianco ed effemminato. Sotto il manto rosso, il nano fa sfoggio di collant e scarpe col tacco. Il libretto, di sedici pagine, contiene tutti i testi, varie illustrazioni, i ringraziamenti (grazie a loro per aver citato Shapeless Zine!) e le informazioni relative alla registrazione.
"Into Gay Pride Ride" è stato registrato negli studi Temple Of Noise e Storx. La formazione che ha inciso il CD vede Gatto Panceri 666 al basso, Potowotominimak alla voce principale, Mohammed Abdul alla chitarra, Uinona Raider alla batteria e Mr. Baffo sempre alla voce. Nella foto delle pagine centrali del libretto li vediamo a cavallo di vari tricicli.
Il nuovo disco dei Nanowar contiene sedici tracce per un totale di cinquantasette minuti di musica.
Dopo una brevissima introduzione ("Metropolis Pt.3 - The Legacy"), il disco entra nel suo vivo con "Nanowar", canzone che è destinata a diventare il nuovo, grande inno del gruppo romano. Non poteva mancare, dopo tutto. Non si tratta però della parodia di qualche altra canzone. Si tratta di una composizione personale, un esempio di metal scintillante e coinvolgente. A parer mio, una delle canzoni migliori che i Nanowar abbiano mai scritto. E dire che è distante dai consueti lidi heavy/power dei nostri. In realtà, si tratta di una canzone dal piglio rock'n'roll, e dai connotati a stelle e strisce. Il gruppo è perfettamente a suo agio in questa veste, e dà vita ad una traccia irresistibile, dalla ritmica trascinante, dai cori ruffiani e piazzati sempre al punto giusto. La struttura è perfetta, tra ritornelli, strofe, bridge e assoli mai fuori posto. "Nanowar" si mangia in un boccone gran parte delle composizioni che ci propongono i gruppi glam/street oggidì. Un brano fantastico, che ho riascoltato una marea di volte!
Ad esso segue "Stormlord Of Power", che appare qui per la prima volta in veste ufficiale (escludendo quindi l'apparizione nel pout-pourri "Made In Naples"), ma che è già un classico dal vivo dei nostri. Ricordo di averla ascoltata per la prima volta anni fa, in versione ancora primitiva, nel corso di un loro concerto. Qui è presentata nella sua stesura definitiva, nobilitata dall'ottima qualità di registrazione. Si tratta di uno dei brani più aggressivi mai composti dai Nanowar, con la batteria impazzita che sorregge i riffoni aggressivi ed oscuri dei nostri. Un power tenebroso, quindi, che dimostra quanto sappiano far male i Nanowar.
Parte poi un bel dialogo tra un bambino piccolo e suo nonno, che ci porta subito alla mente i cari vecchi Manowar. Il nonno narra una storia al bimbo, e che prende la forma di "Blood Of The Queen". La traccia parte con la batteria che accelera progressivamente il ritmo sulla falsariga di "Kill With Power", accelerando tra l'altro in maniera disumana. "Blood Of The Queen" è una canzone epica, dalla ritmica incisiva ma non veloce. Un po' come i Manowar in "Army Of The Immortals", anche i Nanowar hanno realizzato un testo nel quale hanno ripreso i titoli di vecchie canzoni, o si sono richiamati ai testi delle loro composizioni storiche. La traccia è quindi una vigorosa parodia dei Manowar degli anni d'oro, col cantante che ad un certo punto assesta la sua voce nel registro più acuto. I musicisti si dimostrano come al solito professionali e talentuosi, molto attenti tra l'altro all'arrangiamento e all'utilizzo dei campionamenti (quest'ultima annotazione va intesa in senso generale, non relativamente alla singola "Blood Of The Queen"). Nel finale, vi è la citazione di "What A Wonderful World" con tanto di un simil-Louis Armstrong che dialoga col cantante principale.
"Odino & Valhalla" è un altro classico, già apparso in "Made In Naples", ideale per le esibizioni dal vivo. Canzone epica dai cori micidiali, si distingue per le citazioni delle colonne sonore western di Ennio Morricone, per la citazione della Lambada nell'assolo e per la sezione centrale che propone "Another Brick In The Wall" dei Pink Floyd". Bellissimo pezzo.
La traccia d'apertura ci aveva mostrato i Nanowar in versione USA. Bene, "Surprise Love", il cui titolo fa ben intendere il tema di cui tratta il testo, è una ballata strappamutande che richiama alla mente le tracce più melense di Bon Jovi, dei Guns e, soprattutto, degli Aerosmith. La qualità realizzativa è come al solito impeccabile, perfetta in ogni sua parte. C'è anche un passaggio rappato, nel quale viene imitato Shaggy. Invito tutti gli appassionati del gruppo ad ascoltare questa canzone e tutte le altre anche in maniera seria, godendosi la musica senza liquidare il tutto con un sorriso ed un'alzata di spalle. I Nanowar sono simpatici, sì, ma non sono soltanto questo. Si tratta di un gruppo, ricco di qualità e talento. I loro prodotti non deludono mai. La professionalità e le capacità realizzative, l'attenzione ai particolari li distinguono in un panorama metal sempre più generoso in mediocrità. I Nanowar sono un gran gruppo, al di là del fatto che siano ironici e sappiano non prendersi sul serio. Recensendo il loro disco in maniera seria, e facendo parlare la musica, bisogna soltanto stare zitti e riconoscere la loro abilità.
"Forest Of Magnaccions" unisce passaggi delicati ed evocativi alla versione grezza e metallica de "La Società Dei Magnaccioni". Un tributo al lato più popolare e scanzonato della loro Roma. Il brano è carino e tira. Per tutti quelli che vorrebbero che ci fosse anche un Tom Angelripper in Italia (quello cioè in versione Onkel Tom o album solisti, non nei panni dei Sodom)...
Torniamo però un po' indietro. Prima di "Odino & Valhalla" c'è l'intermezzo "DJ Fernanduzzo", ovvero il jingle di un DJ di casa nostra. "Radio Grafia #2" invece ci ripropone, a un certo punto, una versione di "Master Of Pizza" in versione Pino Daniele. Cantata probabilmente dallo stesso "Pino della pizzeria" di "Radio Grafia #1".
"Look At Two Rills" è una canzone fantasy gioiosa e saltellante che ci porta in un mondo di elfi, nani ed orchi. Si tratta di uno sfottò verso Luca Turilli, come il titolo fa ben intendere. La vittima preferita dei Nanowar anticipa qui, dopo l'intermezzo (interlocutorio, troppo lungo per i miei gusti) "1 Vs 100" un altro capolavoro di questo CD: "Lamento Erotico". Questa traccia non è un cover di "Lamento Eroico" dei Rhapsody (Of Fire). Piuttosto è un brano power fatto e finito, severo e possente. L'arrangiamento è bellissimo, la canzone è perfetta, esagerata ed eccessiva com'è. E' una parodia, ma la sua qualità è così elevata da farmela considerare quasi un tributo ai Rhapsody. E' un onore, credetemi, farsi prendere in giro così. Eh sì, i Nanowar sono proprio un gruppo non comune!
I Rhapsody sono vittima anche di "Rap-Sody", nella quale ricompare Shaggy: è la versione rap di "Emerald Sword". Simpatica.
Il CD è chiuso da "Karkagnors Song - The Hobbit" ("Kargagnors Song - In The Forest" altro non è che una brevissima outro). E' una traccia lunga, complessa, che ad una prima parte acustica e medievaleggiante contrappone un poderoso sviluppo power/epico. Compositivamente, è una canzone coi controcoglioni. Non mi ha fatto divertire più di tanto, come testo. Ma musicalmente mi ha fatto godere.


"Into Gay Pride Ride" è il degno successore di "Other Bands Play, Nanowar Gay". Il gruppo è riuscito ad evolvere il proprio stile senza stravolgere il marchio di fabbrica. E ci ha proposto un disco divertente, di grande qualità musicale. Mettendo da parte un certo snobismo, cerchiamo di apprezzare la musica e di riconoscere il valore artistico delle composizioni dei Nanowar. Il gruppo sà farci sorridere, ma la sua musica riesce veramente a far scorrere fiumi di fuoco nelle nostre vene. Sosteniamo i Nanowar con tutto il cuore, perchè si tratta senza dubbio di uno dei migliori gruppi metal del nostro paese! nelli, strofe, bridge e assoli mai fuori posto. "Nanowar" si mangia in un boccone gran parte delle composizioni che ci propongono i gruppi glam/street oggidì. Un brano fantastico, che ho riascoltato una marea di volte!
Ad esso segue "Stormlord Of Power", che appare qui per la prima volta in veste ufficiale (escludendo quindi l'apparizione nel pout-pourri "Made In Naples"), ma che è già un classico dal vivo dei nostri. Ricordo di averla ascoltata per la prima volta anni fa, in versione ancora primitiva, nel corso di un loro concerto. Qui è presentata nella sua stesura definitiva, nobilitata dall'ottima qualità di registrazione. Si tratta di uno dei brani più aggressivi mai composti dai Nanowar, con la batteria impazzita che sorregge i riffoni aggressivi ed oscuri dei nostri. Un power tenebroso, quindi, che dimostra quanto sappiano far male i Nanowar.
Parte poi un bel dialogo tra un bambino piccolo e suo nonno, che ci porta subito alla mente i cari vecchi Manowar. Il nonno narra una storia al bimbo, e che prende la forma di "Blood Of The Queen". La traccia parte con la batteria che accelera progressivamente il ritmo sulla falsariga di "Kill With Power", accelerando tra l'altro in maniera disumana. "Blood Of The Queen" è una canzone epica, dalla ritmica incisiva ma non veloce. Un po' come i Manowar in "Army Of The Immortals", anche i Nanowar hanno realizzato un testo nel quale hanno ripreso i titoli di vecchie canzoni, o si sono richiamati ai testi delle loro composizioni storiche. La traccia è quindi una vigorosa parodia dei Manowar degli anni d'oro, col cantante che ad un certo punto assesta la sua voce nel registro più acuto. I musicisti si dimostrano come al solito professionali e talentuosi, molto attenti tra l'altro all'arrangiamento e all'utilizzo dei campionamenti (quest'ultima annotazione va intesa in senso generale, non relativamente alla singola "Blood Of The Queen"). Nel finale, vi è la citazione di "What A Wonderful World" con tanto di un simil-Louis Armstrong che dialoga col cantante principale.
"Odino & Valhalla" è un altro classico, già apparso in "Made In Naples", ideale per le esibizioni dal vivo. Canzone epica dai cori micidiali, si distingue per le citazioni delle colonne sonore western di Ennio Morricone, per la citazione della Lambada nell'assolo e per la sezione centrale che propone "Another Brick In The Wall" dei Pink Floyd". Bellissimo pezzo.
La traccia d'apertura ci aveva mostrato i Nanowar in versione USA. Bene, "Surprise Love", il cui titolo fa ben intendere il tema di cui tratta il testo, è una ballata strappamutande che richiama alla mente le tracce più melense di Bon Jovi, dei Guns e, soprattutto, degli Aerosmith. La qualità realizzativa è come al solito impeccabile, perfetta in ogni sua parte. C'è anche un passaggio rappato, nel quale viene imitato Shaggy. Invito tutti gli appassionati del gruppo ad ascoltare questa canzone e tutte le altre anche in maniera seria, godendosi la musica senza liquidare il tutto con un sorriso ed un'alzata di spalle. I Nanowar sono simpatici, sì, ma non sono soltanto questo. Si tratta di un gruppo, ricco di qualità e talento. I loro prodotti non deludono mai. La professionalità e le capacità realizzative, l'attenzione ai particolari li distinguono in un panorama metal sempre più generoso in mediocrità. I Nanowar sono un gran gruppo, al di là del fatto che siano ironici e sappiano non prendersi sul serio. Recensendo il loro disco in maniera seria, e facendo parlare la musica, bisogna soltanto stare zitti e riconoscere la loro abilità.
"Forest Of Magnaccions" unisce passaggi delicati ed evocativi alla versione grezza e metallica de "La Società Dei Magnaccioni". Un tributo al lato più popolare e scanzonato della loro Roma. Il brano è carino e tira. Per tutti quelli che vorrebbero che ci fosse anche un Tom Angelripper in Italia (quello cioè in versione Onkel Tom o album solisti, non nei panni dei Sodom)...
Torniamo però un po' indietro. Prima di "Odino & Valhalla" c'è l'intermezzo "DJ Fernanduzzo", ovvero il jingle di un DJ di casa nostra. "Radio Grafia #2" invece ci ripropone, a un certo punto, una versione di "Master Of Pizza" in versione Pino Daniele. Cantata probabilmente dallo stesso "Pino della pizzeria" di "Radio Grafia #1".




"Look At Two Rills" è una canzone fantasy gioiosa e saltellante che ci porta in un mondo di elfi, nani ed orchi. Si tratta di uno sfottò verso Luca Turilli, come il titolo fa ben intendere. La vittima preferita dei Nanowar anticipa qui, dopo l'intermezzo (interlocutorio, troppo lungo per i miei gusti) "1 Vs 100" un altro capolavoro di questo CD: "Lamento Erotico". Questa traccia non è un cover di "Lamento Eroico" dei Rhapsody (Of Fire). Piuttosto è un brano power fatto e finito, severo e possente. L'arrangiamento è bellissimo, la canzone è perfetta, esagerata ed eccessiva com'è. E' una parodia, ma la sua qualità è così elevata da farmela considerare quasi un tributo ai Rhapsody. E' un onore, credetemi, farsi prendere in giro così. Eh sì, i Nanowar sono proprio un gruppo non comune!
I Rhapsody sono vittima anche di "Rap-Sody", nella quale ricompare Shaggy: è la versione rap di "Emerald Sword". Simpatica.
Il CD è chiuso da "Karkagnors Song - The Hobbit" ("Kargagnors Song - In The Forest" altro non è che una brevissima outro). E' una traccia lunga, complessa, che ad una prima parte acustica e medievaleggiante contrappone un poderoso sviluppo power/epico. Compositivamente, è una canzone coi controcoglioni. Non mi ha fatto divertire più di tanto, come testo. Ma musicalmente mi ha fatto godere.
"Into Gay Pride Ride" è il degno successore di "Other Bands Play, Nanowar Gay". Il gruppo è riuscito ad evolvere il proprio stile senza stravolgere il marchio di fabbrica. E ci ha proposto un disco divertente, di grande qualità musicale. Mettendo da parte un certo snobismo, cerchiamo di apprezzare la musica e di riconoscere il valore artistico delle composizioni dei Nanowar. Il gruppo sà farci sorridere, ma la sua musica riesce veramente a far scorrere fiumi di fuoco nelle nostre vene. Sosteniamo i Nanowar con tutto il cuore, perchè si tratta senza dubbio di uno dei migliori gruppi metal del nostro paese!

Review - Stereo Invaders - 9/10


Il metal è roba seria, il metal è roba per guerrieri. Qui vi racconterò del terzo album in studio dei nani guerrieri che cavalcarono al gay pride, bastonando e punendo mortalmente i posers. Qui vi racconterò Il metal è roba seria, il metal è roba per guerrieri. Qui vi racconterò del terzo album in studio dei nani guerrieri che cavalcarono al gay pride, bastonando e punendo mortalmente i posers. Qui vi racconterò le gesta di Odino, dj dal saggio motto. Voialtri villani giammai potrete capire cosa si cela dietro (e dentro) i 166 tampax che ostruiscono la fuoriuscita del sangue delle regine. Qual è il segreto nascosto nella foresta dei magnaccioni? Perchè alcuni sventurati si innamorano di ragazze che hanno due uova al posto della sublime peluria? E perchè un maniaco sessuale trova l'amore inaspettatamente in “Lamento Erotico”? Tutto questo è molto altro è ciò che compone la splendida opera dei NanowaR, ora ben “dotati” anche del “of steel” tanto per non perdere il vizio di canzonare amabilmente i Rhapsody (Of Fire). Dopo un esordio incerto ed un secondo album ricco di aspettative, ecco il terzo album dei nani guerrieri che questa volta fanno bingo. Navigati ascoltatori di classicissimo heavy metal, con passaggi di power e tanta epica cultura, questi cattivelli ne hanno per tutti, prendendo benevolmente per le natiche tutti i mostri sacri del metal e non solo. Un album talmente zeppo di sorprese e di citazioni che è impossibile elencare tutte in una recensione e non lo farò, anche per non rovinare il primo ascolto. “Blood Of The Queens” è la gemma tra le gemme. Un concentrato di tecnica, fantasia, ironia, metal tosto cantato alla stragrande come solo i più grandi sanno fare. Ospitate galattiche (imitazioni) sono sparse ovunque, lungo il tragitto dell'incauto orecchio che oserà assorbire questa malefica cavalcata di brani che spaziano dall'heavy al power, dal medioevale all'epico, dall'hard rock al glam, con pezzi veloci e power ballads. Bastardi, irriverenti, spietati, geniali, maledettamente demenziali e musicalmente mostruosi. Questi sono i NanowaR e questo è il loro capolavoro (per il momento...).le gesta di Odino, dj dal saggio motto. Voialtri villani giammai potrete capire cosa si cela dietro (e dentro) i 166 tampax che ostruiscono la fuoriuscita del sangue delle regine. Qual è il segreto nascosto nella foresta dei magnaccioni? Perchè alcuni sventurati si innamorano di ragazze che hanno due uova al posto della sublime peluria? E perchè un maniaco sessuale trova l'amore inaspettatamente in “Lamento Erotico”? Tutto questo è molto altro è ciò che compone la splendida opera dei NanowaR, ora ben “dotati” anche del “of steel” tanto per non perdere il vizio di canzonare amabilmente i Rhapsody (Of Fire). Dopo un esordio incerto ed un secondo album ricco di aspettative, ecco il terzo album dei nani guerrieri che questa volta fanno bingo. Navigati ascoltatori di classicissimo heavy metal, con passaggi di power e tanta epica cultura, questi cattivelli ne hanno per tutti, prendendo benevolmente per le natiche tutti i mostri sacri del metal e non solo. Un album talmente zeppo di sorprese e di citazioni che è impossibile elencare tutte in una recensione e non lo farò, anche per non rovinare il primo ascolto. “Blood Of The Queens” è la gemma tra le gemme. Un concentrato di tecnica, fantasia, ironia, metal tosto cantato alla stragrande come solo i più grandi sanno fare. Ospitate galattiche (imitazioni) sono sparse ovunque, lungo il tragitto dell'incauto orecchio che oserà assorbire questa malefica cavalcata di brani che spaziano dall'heavy al power, dal medioevale all'epico, dall'hard rock al glam, con pezzi veloci e power ballads. Bastardi, irriverenti, spietati, geniali, maledettamente demenziali e musicalmente mostruosi. Questi sono i NanowaR e questo è il loro capolavoro (per il momento...).

Review - Metal Impact


Contrairement à ce que l’on pourrait croire, la blague de potache est un art majeur, dont il convient de respecter toutes les limites sous prétexte de tomber dans la gaudriole et le non sens affligeant de médiocrité. Première condition pour en maximiser la portée : avoir du talent. Seconde condition : prendre tout le recul nécessaire pour ne pas tomber dans le pastiche répétitif trop facile qui lasse. Et c’est pour ça que Y’a-t-il Un Pilote Dans L’avion sera toujours plus drôle que l’énième resucée de Scary Movie.

Ca, NANOWAR l’a bien compris. Et c’est pour cela que Into Gay Pride Ride est drôle. Parce que les musiciens sont tous d’un très bon niveau instrumental, et qu’ils ont un solide sens de l’humour, basé sur l’inventivité, et non le démarquage pur et simple.
Et c’est aussi parce qu’ils aiment ce qu’ils font, et ce qu’ils parodient. Ils ne sont pas juste là pour foutre le bordel et tourner le Metal en dérision, mais à l’instar de SPINAL TAP, ils soulignent les travers un peu trop virils de certains de nos combos de prédilection, je veux bien sur parler des MANOWAR, RHAPSODY et autres HAMMERFALL, qui confondent parfois amour de l’acier et reconstitution Moyenâgeuse en carton pâte.
Alors forcément, avec une telle attitude, on tombe souvent sur des perles hilarantes, qui témoignent de la grande culture musicale des gus, qui savent en plus, fondre des styles diamétralement opposés au sein d’une seule et même compo.
Si vous ne me croyez pas, jetez une oreille sur l’énorme « Odino & Valhalla », qui mixe le meilleur de RHAPSODY, avec le solo et les chœurs de Kaoma (« La Lambada »…), et un pont emprunté d’une manière éhontée à PINK FLOYD.

« Blood Of The Queens », outre son propos très menstruel, se permet de citer l’intemporel « What a Wonderful World » de M.Amstrong, et ce, de manière impeccable. Quant à la fausse ballade « Surprise Love », elle parodie autant les Boys Band des années 90 que Shaggy, tout en offrant une mélodie parfaite et entêtante (on a même doit à la descente de toms du « I’d Die For You » de BON JOVI !).

Mais tout vous révéler vous gâcherait le plaisir, et il est hors de question que je me substitue à vous pour découvrir cet album qui, on peut le dire, est une réussite totale de bout en bout.
NANOWAR a de plus eu l’idée géniale de parsemer Into Gay Pride Ride d’inserts réguliers, qui ventilent l’ensemble, proposant parfois des idées carrément géniales, comme ce dialogue entre un père et son fils, qui tourne à la démonstration crooner irrésistible.
Alors, les non anglophones auront parfois du mal à saisir toute l’ironie précieuse du propos, mais la lecture du livret devrait les aider sans peine.
Equivalent « rose » d’ULTRA VOMIT chez nous, NANOWAR (OF STEEL, particule rajoutée pour bien se foutre de RHAPSODY (OF FIRE)…), est un groupe indispensable, qui n’a pas oublié qu’avant de se moquer d’autrui, il fallait d’abord avoir une identité solide, et des moyens techniques équivalents, sinon supérieurs.

Into Gay Pride Ride s’écoute d’une traite, et se réécoute avec plaisir, d’une part parce que les chansons tiennent debout en tant que telles avant d’être des blagues, et parce que leur humour est bien senti, et tape toujours juste là où ça fait mal, mais paradoxalement, sans méchanceté aucune.