mercoledì 27 ottobre 2010
Review - Hardsounds - 75/100
Tornano i nani (di acciaio) da giardino alfieri del demential metal tricolore per far tremare (dalle risate) tutti i nomi più blasonati dell’epic-fantasy-thrash metal. Sono passati ben cinque anni dall’ultimo spassosissimo album in studio ('Other Bands Play, Nanowar Gay!') e l’attenzione di Baffo, Mohammed, Potowotominimak, Gatto e Uninona si è naturalmente spostata dallo sberleffo ai Metallica, Iron Maiden e Manowar (che permangono come fonte principale e inesauribile di pacchianerie da smantellare) ai nostrani Rhapsody Of Fire, già presenti da tempo nei pensieri dei Nanowar, ma qui adeguatamente massacrati (non a caso anche i Nanowar hanno aggiunto un "Of…" al loro monicker). L’album inizia con una pernacchia diretta ai Dream Theater, seguita dalla consueta demistificazione dei clichè più triti delle liriche e, soprattutto, delle soluzioni musicali dogmatiche e ripetitive della band di Eric Adams, ma già da "Blood Of The Queens"(ascoltatevi cos’è l’accellerazione manowariana di drumming iniziale con tanto di contorno ferroviario) salta fuori un certo Looca Toorilli (che verrà declinato nel seguito dell’album come Luca Tour Hill, Looca Tour Illy’s, Luca Tureell, Looma Tupilli's e via dicendo), che lascia intravedere solo la punta dell’iceberg (o dello sfilatino che dir si voglia) costituito dal trittico "Forest Of Magnaccions", "Lamento Erotico" e il colpaccio di "RAPsody". Quest’ultima è una delle chicche che troverete nell’album degli Elii del Metal Of Steel (e altri minerali): su una gustosissima base dance di "Emerald Sword" si dipana il rap di una buona imitazione di Shaggy che distribuisce i suoi lova lova tra voci di donna ansimanti e porzioni Lioniane di chorus per quasi due minuti di grasse risate. In interludi come "1vs100" i Nanowar guardano troppo alla band della "Terra dei Cachi" imitandone il classico taglia&cuci (a farne le spese l’improbabile Amadeus), mentre più riuscito, oltre al già citato "RAPsody", è il tuning di "Radio-grafia Pt. II" che oltre a citare in "acustico-amatoriale" l’hit "Master Of Pizza", lascia intravedere possibili dissacranti scenari futuri ("Can i Playstation", "Breaking The Balls"…lascio a voi indovinare a chi si stanno riferendo i nostri). Le tracce vere sono circa la metà delle sedici presenti in tracklist e si giovano tutte di una produzione, finalmente adeguata alla dimensione artistica dei cinque, tale da rendere l’ascolto di questo terzo compendio di calci negli stinchi al metal mondiale piacevole oltre che divertente. Avendo spazio e tempo si potrebbero snocciolare tutti i riferimenti (e le prese in giro) che popolano il platter, ma a cosa servirebbe? Se apprezzate già la band avrete pane (e metallo, e acciaio, etc.) per i vostri denti , se non la conoscete e siete dei defender ortodossi, tenetevi alla larga da un lavoro che potrebbe sbriciolare le vostre certezze nel metal.
Quasi un'ora di buonumore valorizzata da una produzione adeguata. "Is it Gamma Ray? No! Is it Dragonforce? No! Is it Lunapop? No! No no no!"
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