martedì 19 ottobre 2010

Review - Metal Empire 3,5/5



Avevo un po’ paura, quando mi è stato chiesto di recensire questo lavoro. Sapevo che non mi sarei annoiato, ma ero convinto che il risultato finale sarebbe stato forse peggiore rispetto alle mie aspettative. E invece..
Ma partiamo dall’inizio… i Nanowar nascono nel 2003 in quel di Roma proponendosi da subito come band metal demenziale. La prima, scandalosa demo (rilasciata dai nostri col volutamente pomposo titolo di Triumph of True Metal of Steel) mi spiazzò alquanto. Pessima registrazione (persino per una demo), testi non propriamente divertenti e a tratti densi di humor cinico, cantato discutibile, ed esecuzione strumentale a livelli più o meno accettabili. Nonostante questo, le vendite furono discrete. I nostri continuarono a mietere vittime per diverso tempo con diversi full length pieni dell’umorismo che li contraddistinguerà per gli anni a venire. La band si ispira chiaramente alla matrice speed-power/epic metal, il tutto spesso condito da pezzi dotati di sonorità fuorvianti, e colmi, anzi, stracolmi di citazioni che prendono per il naso in particolare gli artisti dei suddetti sotto generi, portando ad un’inverosimile esagerazione gli stereotipi del metal. Prendiamo in esame la loro ultima fatica, Into Gay Pride Ride, chiara storpiatura del più famoso Into Glory Ride, targato Manowar.
Dunque, parlando francamente… se la band, all’inizio, faceva veramente schifo, con il loro ultimo disco ha certamente dimostrato come il tempo porti miglioramento, sia dal punto di vista tecnico che vocale. Dopo la brevissima opener (Metropolis Pt.3 (The Legacy) ), il cui titolo era anche il nome provvisorio del disco, i nostri ci propongono tracce esilaranti come l’omonima Nanowar (gli interessati apprezzeranno il video ufficiale, a tal proposito: http://www.youtube.com/watch?v=_APtJ3a5uoI ), intrisa di una carica non indifferente, oppure altre canzoni ben riuscite e che centrano l’obiettivo di strappare più di una risata, quali Blood of the Queens e Lamento Erotico. The Nanowarriors Prayer è un’ironica riproduzione di The Warriors Prayer dei soliti Manowar, mentre neanche i Blind Guardian vengono risparmiati: a loro viene infatti “reso omaggio” con Karkagnor’s Song (The Hobbit) e Karkagnor’s Song (In the Forest). Più sciocche e insensate altre tracce usate più come intermezzo. Mi riferisco a Rap-Sody, una versione tecno-rap di Emerald Sword dei Rhapsody (e in cui, tanto per spezzare il ritmo, di tanto in tanto subentra una simulazione di orgasmo), Dj Fernanduzzo e Radio-grafia #2 (una specie di calderone in cui fanno capolino, come se ascoltassimo una radio, diverse canzoni, tra cui uno stralcio della discutibile Master of Pizza, pezzo degli stessi Nanowar). Alti e bassi con Stormlord of Power, pezzo più veloce e orecchiabile ma non particolarmente incisivo. Non manca la classica ballata in stile Nanowar, che risponde al nome di Surprise Love, mentre l’esilarante 1 VS. 100 concentra le mire dei nostri su Fabio Lione, che qualche anno fa fu invitato a partecipare al suddetto programma (Non lo sapevate? Eccolo qui: http://www.youtube.com/watch?v=h_FSqmCb2p0 ). La melodica Odino & Valhalla, dopo un’intro dai sapori più o meno western parte galoppante, giocando sul titolo della canzone e citando ogni tanto la parola “crodino”, e tirando in causa persino i Pink Floyd con la loro celebre Another Brick in the Wall.
Insomma, Into Gay Pride Ride è un disco che farà la felicità dei fan, e sicuramente un buon disco per iniziare ad ascoltare metal demenziale per i novizi. Devo, comunque, forzatamente segnalare l’umorismo, punto di forza del gruppo, e che a volte è davvero tristissimo, passando da picchi di genialità (“Urla il tuono, il cazzo è dritto. Come vorrei essere..in Egitto!” in Lamento Erotico) a mestizie e/o bassezze che fan cadere le braccia (e l’intro di Odino & Valhalla ne è un esempio lampante). Siamo sulla buona strada, ma penso si possa fare ancora di più.

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